La storia
Dalle radici ai frutti – Una chiesa che regge l’urto del tempo
Poco prima della Seconda Guerra Mondiale un pretino minuto viene catapultato ad essere pastore d’anime in una “landa desolata” alla periferia di Torino: Borgata Vittoria.
Tra una parrocchia dedicata alla Madonna di Campagna e quella sorta da pochi anni, dedicata alla Madonna della Salute, non c’erano chiese, solo campi e cascine. Il Vescovo decide quindi di affidare proprio a quel pretino minuto, Don Andrea Affricano, il compito preciso di costruire una chiesa per quella comunità di tremila persone che abitava nelle Case Popolari. Arrivò nel 1938, all’età di 53 anni, presso l’alloggio al pianterreno della scala 4 di quelle stesse Case, vicino alla Cappella del Beato Cafasso. Dopo pochi mesi aveva già tra le proprie mani i disegni dell’Ing. Bardelli che rispecchiavano i suoi sogni: una chiesa grande con un campanile altissimo che sarebbe sorta in aperta campagna nonostante l’ostilità dei fascisti.
Ma mentre incitava la comunità, fatta di operai e di contadini, ad essere generosi e a fidarsi della Provvidenza, già soffiavano venti di guerra. Un turbine di follia umana da lui già vissuto come cappellano militare durante la Prima Guerra Mondiale.
Ma dopo ogni tempesta arriva sempre il sereno. Ed ecco che nella primavera del 1945, finalmente, la guerra finisce. Ma davanti agli occhi di Don Andrea rimangono le immagini di una città distrutta dalle bombe, famiglie sfinite dalla fame e dai lutti, un’economia in ginocchio, la disoccupazione alle stelle, una politica disorientata…
Da dove cominciare allora?
Il primo e lungo inverno senza guerra servì a preparare una nuova vita e così, nella primavera del 1946, iniziò la costruzione di quella che veniva chiamata “chiesa provvisoria”. Una speranza fatta di mattoni delle case bombardate durante il conflitto. Perché senza speranza non si costruisce nulla, neanche le case.
Nel giugno del 1947 nasce quella che oggi porta il nome di “chiesa piccola” e, per l’occasione, Papa Pio XII regalò a Don Andrea e a tutta la comunità un quadro dedicato proprio a colui che aveva sempre avuto uno sguardo sugli ultimi: San Giuseppe Cafasso.
In pochi anni quei prati si sono riempiti di case, giovani, famiglie, negozi, bambini…
Sono i primi anni ’50 ma anche l’inizio della grande ondata migratoria ed edilizia che di lì a poco avrebbe trasformato il volto di quella periferia. La chiesa piccola non bastò più e nel 1957 venne posta la prima pietra della chiesa grande. Un sogno iniziale che, anche a più di sessant’anni, quel pretino non aveva ancora abbandonato. Nel corso del tempo si era solamente rafforzato con la certezza della Fede e della Speranza. Ha permesso di costruire dove altri avevano distrutto, con quella passione instancabile che ha permesso di dare gusto ad ogni frammento di vita di quella comunità.
Nella nebbiosa domenica del 6 dicembre 1959 quel sogno su carta prende vita, Borgata Vittoria ha la sua “chiesa grande”.
La Parrocchia San Giuseppe Cafasso è sempre stata una sfida che di anno in anno si è rinnovata. Ha visto attraversare diversi periodi: guerre, regimi, sviluppo industriale ed economico ma anche immigrazione, povertà, richieste d’aiuto e una pandemia globale. Se i muri di questa comunità potessero parlare direbbero solo una cosa: la nostra chiesa è costruita sulle fondamenta più solide che esistano, le persone e la loro fede.
Ricordare il passato, attraverso queste righe, significa capire meglio il presente e acquisire consapevolezza sul dove si è arrivati e cosa ancora si può ottenere.
Cafasso, la Chiesa grande a otto millimetri
Reperto storico – Piercarlo Merlone, da sempre parrocchiano di San Giuseppe Cafasso a Torino ha ritrovato nel suo archivio un documento eccezionale: un filmato che girò a 25 anni con la sua piccola cinepresa per l’inaugurazione della Chiesa grande in corso Grosseto. Il video è stato proiettato in parrocchia il 6 dicembre, esattamente 60 anni dopo.
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“In ogni istante della nostra vita abbiamo bisogno di essere nutriti da Cristo, di essere toccati dalla sua carità, di confermare il nostro essere alla sua sequela e di ricominciare, sempre e dinuovo, ad essere cristiani.” Queste le parole del nostro arcivescovo, nella sua Lettera Pastorale. Venerdì 22 novembre alle ore 21, appuntamento nella chiesa… Leggi tutto: Che cosa cercate? – La catechesi del Vescovo Roberto per gli adulti dai 30 anni in su - Pronti per ricominciare!
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